domenica 17 aprile 2016

Addio al partigiano Gin

Luigi Falco, il partigiano "Gin", classe 1923, ci ha lasciati nella sera del 16 aprile, proprio a pochi giorni da quel 20 aprile in cui si salvò dall'eccidio di Vaccherezza e dalla Festa della Liberazione a cui non è mai macato.
Le sue gambe, che non si sono mai arrese all'età, ci hanno accompagnati in montagna su tanti sentieri; i suoi occhi ironici, spesso nascosti dietro la bandiera della 114° Brigata Garibaldi, ci hanno raccontato aneddoti e storie; le sue mani ci hanno mostrato posti e fotografie, e hanno tagliato il nastro del restaurato Monumento della Resistenza voluto da lui e i suoi compagni di Brigata e del nostro Museo della Resistenza.
Gin, decorato al valor militare, ora porterà la Bandiera della 114esima sui sentieri dove ritroverà il suo caro amico Bill, Mario, Guido e tanti Compagni. Buon viaggio partigiano "Gin", al prossimo appello risponderemo per te "Presente!".
 

 
In un'intervista per il documentario "Il sole sorge ancora" Gin raccontò la sua fuga verso la Lunella il giorno dell'eccidio di Vaccherezza:
 
"Noi avevamo deciso di difenderci anche perché eravamo partigiani e dovevamo combattere fino all'ultimo, c'era il pericolo che se non trovavano nessuno avrebbero fatto pressione sui civili, magari anche sparando a qualche bambino per farsi dire dove eravamo nascosti.
Verso le 6 del mattino avevamo visto i tedeschi a Prato del Rio. Noi eravamo sopra il Truc della Goia Neira e avevamo già deciso di andare verso la Lunella perché era più facile difenderci. Verso le 8 vediamo sparare dei razzi dalla parte del Collombardo, eravamo circondati. Due per due son partiti, anche Bill con Secondino, siamo rimasti solo io e Vinassa Rinaldo. Rinaldo aveva una mitragliatrice e andò ad avvertire verso Prato del Rio di ritirarsi, e fu ucciso.
C'era vicino il distaccamento di Giustino e mi sono unito a loro, così ci siamo incamminati verso la Portia. Sapevamo che c'era la Monterosa che saliva dalla Valle di Viù; infatti appena salito Giustino, hanno cominciato a sparare. Verso la Portia ci siamo potuti nascondere e poi siamo scappati verso la Lunella. C'erano una decina di metri di neve da attraversare, ho usato i gomiti come racchetta e sono riuscito a passare. Nessuno mi ha sparato, ho trovato un buco e mi sono messo lì".
 


 

1 commento:


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